Le inondazioni di Firenze

Firenze è la prima grande città attraversata dal fiume Arno. Nel corso della sua storia essa è stata a più riprese invasa dalla sue acque, con danni spesso catastrofici. Nei secoli, il rapporto tra il capoluogo toscano e il fiume Arno è stato indubbiamente tormentato. Se da un lato le rive dell’Arno hanno permesso la nascita della civiltà “florentina”, dall’altro la sua furia ha spesso provocato numerose vittime innocenti.

A partire dal XII secolo, a Firenze sono stati documentati 57 eventi di piena con inondazione del centro storico. Otto di questi sono stati definiti eventi eccezionali, con effetti devastanti che hanno lasciato tracce visibili ancora oggi.
Il sistema idraulico dell’Arno si è quindi dimostrato in più occasioni inadeguato a contenere le irruenti portate di piena che hanno causato ingenti danni al territorio rurale, alla città e alla popolazione. Già nel primo secolo a.C. gli Etruschi e i Romani temevano la minaccia del fiume, tanto che per interi decenni preferirono osservarne il flusso prima di insediarsi nelle zone limitrofe.

Le inondazioni nella storia

I rovinosi effetti delle piene dell’Arno vengono registrati meticolosamente dal 1177. La prima eccezionale esondazione si verifica il 4 novembre del 1333, ed è preceduta da nubifragi che si abbattono ininterrottamente sull’intero bacino del fiume per numerosi giorni. Una valanga d’acqua, in cui confluisce anche quella dell’affluente Sieve, inonda la città e le campagne circostanti. Chiese e abitazioni risultano inagibili e intere famiglie sono costrette a evacuare.
L’inondazione del 1333 è considerata la più catastrofica tra quelle che hanno colpito la città fiorentina. La mancanza di adeguate protezioni causa il crollo di tutti i ponti cittadini, ad eccezione del ponte di Rubaconte. Il Ponte Vecchio sarà ricostruito dodici anni più tardi, e porterà il ricordo del tragico evento con l’affissione di una targa in lingua volgare.

Nel corso del Cinquecento l’Arno manifesta nuovamente la sua furia causando distruzione ad intervalli di circa dieci anni (1520, 1532, 1543, 1547). Gli eventi catastrofici culminano con l’inondazione del 13 settembre del 1557: le acque invadono e distruggono molti edifici del tempo, portando, negli anni successivi, ad una nuova pianificazione urbana della città.
La città è per due terzi allagata; solo il Ponte Vecchio resiste all’impatto con la forza combinata dell’Arno e della Sieve. Le conseguenze si sentiranno anche sul piano economico, dato che per la ricostruzione di edifici e infrastrutture saranno inasprite le tasse ai danni dei cittadini.

La catastrofe si ripete poco più di trent’anni dopo, nei giorni 30 e 31 dell’ottobre 1589. Ancora una volta le onde di piena non risparmiano la città di Firenze, con fogne, tombini e abitazioni sorprese dalla piena e invase dal fango. Anche nel corso del Seicento l’Arno non risparmierà la città fiorentina, soprattutto nei decenni Settanta e Ottanta, quando si verificano violenti piogge ed esondazioni che portano alla perdita di una considerevole quantità di bestiame.

Pianta aree allagate alluvione Firenze 1740

Pianta delle aree di Firenze allagate dall’inondazione del 1740 (da Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause e de’ rimedi delle sue inondazioni, Volume II)

Il 3 dicembre 1740 lo scioglimento delle nevi nel Mugello e nel Casentino, causato dal caldo vento di scirocco e dalle abbondanti precipitazioni, porta nuovamente l’acqua oltre gli argini. L’Arno si espande nelle aree adiacenti, ma in tale occasione le perdite umane saranno contenute grazie a un servizio di chiatte di legno organizzato per salvare coloro che hanno trovato rifugio sui tetti. Il 1 dicembre 1758 l’Arno si scatena nuovamente nelle stesse aree, con dinamiche analoghe e con ulteriori danni.
Nel XIX secolo l’Arno conquista la prima pagina dei giornali fiorentini con la disastrosa esondazione del 3 novembre 1844, che penetra in tutto il centro urbano e paralizza qualsiasi attività cittadina. Perfino il Granduca di Toscana Leopoldo II ha difficoltà a raggiungere la città e, per l’occasione, ordina di predisporre alcuni locali della sua reggia di Palazzo Pitti per accogliere gli alluvionati.

L’inondazione del 1966

L’ultima grande inondazione che lascia un segno indelebile nella città è quella del 4 novembre 1966. In questa occasione gli effetti dell’eccezionale piena del fiume non colpiscono solamente il centro storico di Firenze ma l’intero bacino idrografico dell’Arno, con gravi conseguenze anche per diversi quartieri periferici della città. L’inondazione del 1966 rappresenta un evento eccezionale e inaspettato nelle sue proporzioni: l’asta principale del fiume subisce una piena di oltre 4000 m3/sec, rispetto a una capacità di deflusso poco superiore ai 2500 m3/sec. Mai a Firenze l’Arno ha raggiunto una tale furia. A causa dell’impeto della corrente molti ponti sono distrutti e le acque di inondazione lasciano un deposito di circa seicentomila metri cubi di fango nella sola Firenze, rendendo inagibili strade e problematica l’opera di primo soccorso.

Ingenti sono i danni al patrimonio storico-artistico della città. Ad esempio, migliaia di volumi situati nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale, tra cui preziosi manoscritti o rare opere a stampa, sono coperti di fango. Innumerevoli sono i danni anche ai depositi degli Uffizi, con conseguenze visibili ancora oggi. Subito dopo l’inondazione si crea un movimento spontaneo di volontari provenienti da diverse nazioni, che giungono in città per salvare le opere d’arte e i libri. Questa catena di solidarietà internazionale rimane una delle immagini più belle della tragedia. I volontari sono ribattezzati ben presto gli Angeli del fango e rappresentano uno dei primi esempi di mobilitazione spontanea giovanile nel XX secolo.

Negli anni successivi l’inondazione del 1966 sono realizzati alcuni importanti interventi, tra cui il completamento del canale scolmatore d’Arno a Pontedera, l’abbassamento delle platee dei ponti Vecchio e Santa Trìnita e il sopralzo delle spallette in alcuni tratti del tronco fiorentino del fiume.

La Commissione De Marchi

La disastrosa inondazione di Firenze del 1966 ha avuto importanti conseguenze sui programmi e sull’organizzazione italiana per la difesa del suolo. Venti giorni dopo l’evento è costituita La Commissione Interministeriale per lo studio della Sistemazione idraulica e della Difesa del suolo, presieduta dall’anziano Giulio De Marchi, da cui prenderà il nome. Ai lavori partecipano le personalità nazionali più qualificate nei campi della tecnica idraulica e di vari altri settori interessati. I lavori sono ultimati nel 1970 e gli atti sono pubblicati nel 1974, due anni dopo la morte di De Marchi. Suddivisi in cinque volumi di oltre 2.800 pagine e con un’appendice con le cartografie dei litorali in erosione, essi rappresentano un’opera memorabile sia per l’accuratezza delle rilevazioni, che per la bontà delle soluzioni proposte. A seguito di questo lavoro saranno approvati la costituzione delle Autorità di bacino e del Servizio di protezione civile.


  • Ferdinando Morozzi. Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause e de' rimedi delle sue inondazioni. Volume 1
  • Ferdinando Morozzi. Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause e de' rimedi delle sue inondazioni. Volume 2
  • "Museo Galileo palazzo" by Museo Galileo - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
    Museo Galileo. L'alluvione del 1966
  • Comune di Firenze. Elenco delle esondazioni dell'Arno in Firenze dal 1177 al 1966
  • Comune di Firenze. Open Data sulle aree allagate dall'alluvione del 1966
  • Istituto Luce. Sette G - Libri di ieri, giovani d'oggi: Roma - Studenti italiani e stranieri lavorano al restauro dei libri danneggiati [...] 05/12/1966