Le inondazioni del Tevere a Roma

Le vicende storiche della città di Roma si intrecciano spesso, nel bene o nel male, con quelle del fiume Tevere. Le piene del Tevere hanno fatto parte della storia di Roma per oltre 2600 anni, dalla sua fondazione fino al ventesimo secolo. Dal Tevere stesso, nella sua definizione arcaica, potrebbe infatti derivare il nome della Città Eterna: tra le diverse ipotesi sulle sue origini vi è quella sostenuta da Servio, vissuto tra il IV ed il V secolo d.c., che vorrebbe il nome derivante da una denominazione arcaica del Tevere, Rumon o Rumen, la cui radice era analoga al verbo ruo, scorro.
Nell’ambito della mitologia, fu probabilmente proprio una piena del fiume che trasportò la cesta di Romolo e Remo nel punto in cui vennero trovati dalla lupa.

Nell’antichità le piene del Tevere hanno sempre rappresentato un serio pericolo per la città di Roma e per le zone limitrofe. Pur avendo una portata piuttosto modesta (240m3/s), essa può addirittura decuplicarsi in occasione delle piene più abbondanti. In particolare, l’Isola Tiberina è stata più volte sommersa e pertanto le sue rive furono rivestite di muri in marmo travertino. Fu anche ipotizzata la deviazione del percorso del fiume per evitare alla città catastrofi di questo genere, ma senza mai giungere ad una soluzione definitiva mediante un approccio serio.

Si ritiene che l’esondazione del Tevere più catastrofica sia quella del natale del 1598, con il livello di acqua più alto mai registrato; una seconda ondata giunse pochi giorni dopo, il 10 gennaio 1599. Si stima che in quell’occasione i morti furono da 1400 a 4000.
Un’altra disastrosa piena si verificò nel 1870, nell’anno della dichiarazione di Roma capitale d’Italia. In quell’occasione il livello del fiume a Ripetta segnò l’altezza di 17,22 metri. L’impressione fu grande e iniziò così una seria pianificazione per la realizzazione di opere per difendere Roma dall’impeto del Tevere. Il 1º gennaio 1871 fu istituita una commissione tecnica, che però rimase sostanzialmente inoperosa per mancanza di finanziamenti. La situazione si sbloccò per impulso di Giuseppe Garibaldi, che nel 1875 spinse il Parlamento a finanziare l’opera e simultaneamente presentò un progetto di deviazione del Tevere e dell’Aniene. Alla fine prevalse il progetto di Raffaele Canevari, con la proposta di arginare il Tevere mediante gli alti muraglioni di travertino presenti ancora oggi. L’ultima pietra fu posta nel 1924, e la loro altezza fu fissata a 18.45 metri sullo zero di Ripetta.

Tra le molte inondazioni del Tevere a Roma nell’antichità vi è quella del 5 novembre 1660, di cui è rimasta una rilevante testimonianza nell’opera Il Tevere incatenato, overo l’Arte di frenar l’acque correnti dell’abate Filippo Maria Bonini. In quell’occasione il Tevere raggiunse un’altezza massima di 17,11 metri. L’abate Bonini, testimone oculare dell’inondazione, ne fornisce una notevole relazione storica.

L’inondazione di Roma del 1660

Cronaca di un testimone oculare: l’abate Filippo Maria Bonini, in Il Tevere incatenato. 

[…]”Correndo dunque la notte, che s’incamminava a i cinque del mese, quasi in un momento si vidde il fiume debbaccare per la città, non altrimente, che se l’avesse fatta suo seno, anzi suo regno, mercé, che in alcuni luoghi trascorreva con tal impeto, che non si poteva, se non con gran rischio, vallicare, anco con barche. Non giunse la nuova della piena a’ ministri, perché, custodi de’ popoli e sentinelle di tutta la città, stavano vigilanti il tutto osservando. Ma dando essi con nuovi ordini gli avvisi a gli officiali più bassi, ed inferiori, commandarono, non ancora giunto il giorno, che si caminasse per la città, e s’ordinasse a’ fornari, che facessero abbondare da per tutto il pane, atteso, che ciascheduno aveva, se gli mancasse, l’obligo a provedersene, per più giorni. Quindi, spuntato il sole, si trovò allagato quasi due terzi della città, ond’era di mestiere navigar per tutto, e accorrere a i bisogni di quelli, ch’erano assediati dall’acque. Non mancorono a questo ufficio tutti i principali ministri della città, Cardinal Progovernatore, Tesoriere, Prefetto dell’Annona, che ora in un luogo, ora in un altro traghettandosi, qui davano gli ordini, per provedere, là personalmente somministra­vano il vitto a’necessitosi.” […]

Inondazioni del Tevere

Cateratta seicentesca per la difesa di case e botteghe contro le inondazioni dei fiumi (da Il Tevere incatenato).

[…] “La città di Roma, oltre gl’incommodi, ha sofferto ancora notabilissimi danni, così nelle sostanze, come negli edificii, essendo primieramente stata danneggiata nell’abbattimento di buona parte di Ponte Molle, il cui piano di legno è stato portato via dall’acque, il che non è mai seguito nell’accennate inondazioni: nella rovina della serrata del fosso di Castel Sant’Angelo, tutto intieramente abbattuto, e nel parapetto, o vogliam dire cortina, che sostiene la strada, che passa sotto Castello, la quale dalla caduta dell’acqua, che uscendo dall’occhio laterale del Ponte, batteva sul fondamento delle muraglia, resta ora sdruscita, e cadente: nel diroccamento quasi di tutte le loggie, e diressimo orti pensili, che avanzavano nel fiume, e che servivano di delizie alle case de’ cittadini, assieme con tutti gli altri luoghi di giuochi, e passatempi, posti sul margine dello stesso fiume, o vicini, che restarono diroccati, sconvolti, e sprofondati: nella caduta di più case, che là sorgevano, quale a fronte, e quale a lato della corrente, e una di esse, che stava situa­ta sopra la ponta dell’isola, e che serviva di gran fenile, fu quasi ve­duta intieramente staccarsi dall’altre, e caminar sopra dell’onde.” […]

[…] “Lagrimevoli, e funesti sono (per quei primi avvisi, che si tengo­no) i mali delle campagne intieramente soffogate, e da bittuminosa, e tenuissima creta insterilite per due anni, a che si aggiunge la morte, fino a questo punto, di più di cinquanta persone, succeduta intorno al distretto delle vicine campagne, e si conta tra’ sommersi il Conte Santinelli vecchio, affogatosi nel passare un fosso in vicinanza di Monte Rosi, il quale era divenuto un rapidissimo torrente.” […]


  • Filippo Maria Bonini. Il Tevere incatenato, overo l'arte di frenar l'acque correnti (catalogo ETH Bibliothek)
  • Giacomo Castiglione. Trattato dell'inondatione del Tevere
  • Paolo Beni. Discorsi sopra l'inondation del Tevere
  • Onorio Longhi. Del Tevere, della sua inondazione, & de' suoi rimedij
  • Nicolò Galli. Sopra l'inondazione del Tevere nell'alma città di Roma
  • Autorità di bacino del fiume Tevere