Giambattista Aleotti

Poco si conosce del periodo giovanile di Aleotti. La leggenda vuole che abbia iniziato la sua carriera come semplice muratore, ma è poi smentita dalle biografie più accurate e dalla sua vasta formazione culturale e professionale. E’ probabile che Aleotti abbia compiuto studi regolari a Ferrara, anche se non è ben chiaro fino a quale età.

Ritratto di Giambattista Aleotti

Ritratto di Giambattista Aleotti

Ancora giovanissimo Aleotti entra al servizio di Alfonso II d’Este come apprendista architetto e perito agrimensore, sotto la direzione del marchese Cornelio Bentivoglio, commissario generale del duca. Con lui e con il figlio Enzo Aleotti stabilirà un solido legame per tutta la vita.
Nonostante sia a pieno titolo divenuto ferrarese, per tutta la vita gli rimane appioppato il soprannome l’Argenta, che viene coniato dallo stesso duca. E’ probabile che all’inizio ne fosse contrariato e vedesse questo come marchio di provinciale; tuttavia al culmine del successo e della fama, lo esibirà come un vezzo e quasi come un attributo nobiliare.

Appena ventenne, Aleotti dimostra di essere un esperto perito agrimensore e cartografo. Il suo primo lavoro documentato riguarda il rilevamento delle piante delle campagne per la bonificazione del Polesine di Ferrara o Grande Bonificazione Ferrarese.
Dopo il devastante terremoto del 1570 a Ferrara e in provincia, lavora al recupero di importanti fabbricati. In quegli stessi anni progetta anche la bonifica idraulica delle valli di Gualtieri, nel Parmense.

Architetto ducale dal 1575 al 1597

Nel 1575, a 29 anni, Aleotti diventa architetto ducale. Con questo incarico sovraintende a vari lavori per il restauro delle mura di Ferrara. Le sue competenze come ingegnere militare gli procurano la commissione di un progetto per il duca di Parma. A quel periodo appartengono anche varie costruzioni civili e religiose. Nel 1580, il duca Alfonso II lo incarica di completare l’avviata bonifica del Polesine di Ferrara.
Degni di nota sono inoltre i progetti idraulici urbani con varie finalità estetiche. Nel 1590 confronta il livello del Po di Ferrara con quello della piazza e consiglia al municipio il modo di condurvi le acque per costruire fontane pubbliche.

Nel 1593 Aleotti fa un riassunto dell’Estimo generale (il catasto) del ducato ferrarese, e nel 1595 dirige i lavori di bonifica del territorio tra Secchia e Panaro.
Sempre in quell’anno si reca a Venezia per ordine del duca per dirimere la complessa questione di confini fra tre stati. La questione rimane sospesa per la morte del duca nel 1597.

Architetto camerale dal 1598 al 1636. Fortificazioni e bonifiche

Alla morte di Alfonso II succede Cesare d’Este, figlio illegittimo del fratello, riconosciuto dall’Impero ma non dal papa. L’erede si trova costretto ad abbandonare il feudo di Ferrara e a ritirarsi nel dominio di Modena e Reggio. Egli sarà seguito da molti nobili, architetti, pittori e scultori ma non da Aleotti, che ha ormai cinquantadue anni ed è un professionista di punta nell’architettura civile, militare e idraulica.
Aleotti si pone dunque al servizio del nuovo sovrano, il papa Clemente VIII, diventando architetto camerale alle dipendenze della Reverenda Camera Apostolica. Questa scelta gioverà alla carriera di Aleotti, perché i pontefici avvieranno un importante programma di opere pubbliche.
Il papa si avvale di Aleotti soprattutto per l’edificazione di una gigantesca fortezza ai margini della città di Ferrara, costruita dal 1608 al 1618.

Sotto il dominio papale s’intensificano inoltre gli impegni idraulici di Aleotti, che predispone uno studio idrografico di tutta la complessa rete dei fiumi e dei canali del ferrarese e una pianta topografica molto precisa del territorio.
Prosegue inoltre l’impegno per la bonifica del territorio ferrarese. Nel 1608 gli viene affidato il disseccamento della palude fra il Po e il Tartaro, e i lavori si concludono nel 1622.
La fama di Aleotti come ingegnere idraulico gli procura anche incarichi professionali esterni al territorio ferrarese.

Architetto comunale dal 1598 al 1635. La questione del Reno

Nello stesso anno in cui il Ducato di Ferrara è devoluto alla Santa Sede, il municipio di Ferrara nomina l’Argenta suo Architetto ed Ingegnero. La sua fama gli permetterà di ricevere incarichi professionali esterni, ad esempio per i comuni di Faenza, di Argenta e di Parma.
Come architetto comunale, Aleotti svolge anche un ruolo decisivo nella complessa questione del Reno. Questa vicenda e gli enormi interessi che coinvolge non cesserà di procurargli inimicizie, ma nonostante un tentativo di licenziamento egli conserverà l’incarico comunale. Nel 1635 il consiglio sopprime la carica di “Architetto ed Ingegnero” comunale, ma per rispetto ad Aleotti gli conserverà l’assegno a titolo di pensione.

Ancora attivo e lucido, anche negli ultimi anni di vita continuano gli incarichi ad alto livello. La sua ultima opera architettonica è la cappella del S.S. Sacramento nella chiesa di S. Andrea, costruita a sue spese per ospitarne la tomba.
Aleotti muore il 9 dicembre 1636, all’età di 90 anni. Nel 1867 la chiesa di S. Andrea è distrutta ed i resti di Aleotti saranno trasportati ad Argenta, nel Santuario della Celletta.

Gli scritti più importanti

Gli scritti idraulici più importanti di Aleotti sono la memoria sull’interrimento del Po di Ferrara, che rielabora ed estende il discorso da lui tenuto nel 1598 davanti alla Corte papale, e il trattato Idrologia, rimasto per secoli inedito ma diffuso in alcune copie manoscritte.
La situazione descritta da Aleotti nella sua memoria del 1601 è disastrosa: la navigazione è ormai perduta a causa dell’inconsulta immissione del Reno nel Po di Ferrara, avvenuta nel 1522 su pressione della città di Bologna. In pochi decenni il fiume, ricco di sedimenti, ha riempito l’alveo del Po di Ferrara dopo la rotta medioevale di Ficarolo, che ha deviato verso nord la maggior parte del flusso, nel nuovo alveo del Po di Venezia. Il tono di Aleotti rivela sentimenti profondi di orgoglio per l’antica grandezza della patria, di amarezza per la sua decadenza e di risentimento verso la città di Bologna, ritenuta responsabile del disastro. Per ben due secoli questi sentimenti saranno condivisi dai ferraresi, alimentando un’interminabile contesa con la città rivale. Il discorso di Aleotti influirà sulla decisione di Clemente VIII di divertire dal Po di Ferrara il Reno e i corsi d’acqua romagnoli.

Nel corso della sua lunga vita Aleotti lavora ad un trattato d’idraulica con il titolo iniziale Architettura idraulica, poi modificato in Idrologia, overo scienza et arte dell’acque. Esso costituisce la sua opera principale, ma non viene pubblicata per ragioni ancora sconosciute. Il trattato è una “summa” del sapere in materia di regolazione delle acque alla fine del Rinascimento e comprende nozioni di aritmetica, geometria, filosofia naturale, geografia, corografia, meccanica e diritto, distribuite in sei libri. Numerosi sono i riferimenti agli autori classici, secondo uno stile ed una tradizione che finiranno con la nascita della scienza idraulica moderna. Il trattato dell’Aleotti viene copiato, letto e apprezzato da vari esperti, ma sarà pubblicato – limitatamente ai primi 5 libri – solo nel 2000, con il titolo Della scienza et dell’arte del ben regolare le acque.