Leggi e fenomeni, regolazioni ed usi delle acque correnti

Bernardino Zendrini

Busto di Bernardino Zendrini, che si trovava a Venezia in Palazzo Ducale e, restaurato nel 1997,  è stato collocato nell’atrio di palazzo Loredan, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti.

Busto di Bernardino Zendrini, un tempo conservato a Venezia in Palazzo Ducale, dopo il restauro del 1997 è stato collocato nell’atrio di palazzo Loredan, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti.

Bernardino Zendrini è un ingegnere idraulico camuno-veneto con una solida preparazione fisica e matematica. Questa preparazione lo mette in luce sin dagli anni giovanili, quando partecipa alla disputa sulla questione del Reno come esperto della città di Ferrara. A 41 anni diventa “Matematico e Soprintendente alle acque de’ Fiumi, delle Lagune, e de’ Porti dello Stato Veneto”.

Il trattato idraulico di Zendrini è il frutto d’esperienze e riflessioni personali, sviluppate nell’arco di un quarto di secolo, che seguono il metodo sperimentale di Galileo: “Ben venticinque anni di non interrotte osservazioni sopra delle acque ho consummati prima di stendere il presente Libro, ed ho voluto più di una volta assicurarmene, col rifare le osservazioni non che in uno, ma in vari fiumi nell’incontro di averne tanti riconosciuti anche fuori de’ felicissimi Stati della Serenissima Repubblica, cui ho l’onore, da lungo tempo di servire.” Come “Soprintendente alle acque della Serenissima” il suo genio di ricercatore fisico – matematico, evidente nell’epoca giovanile, si esprime in forme pratiche. Pur essendo diventato un ingegnere idraulico, il suo trattato è rivolto anche ai professori d’idraulica, collocandosi a metà strada tra la scienza e la tecnica delle acque.

I contenuti del trattato

Il trattato è diviso in 14 capitoli. In primo luogo l’autore espone e commenta lo stato della scienza idraulica del suo tempo, grazie agli apporti degli scienziati che lo hanno preceduto o dei suoi contemporanei. Accanto agli italiani (Castelli, Torricelli, Cabeo, Barattieri, Viviani, Montanari, Guglielmini, Grandi, Poleni, Manfredi, ecc.), compaiono i nomi di alcuni stranieri, in prevalenza della scuola francese (Mariotte, Parent, Pitot, Belidor, De la Hire), ma anche inglese (Newton) e germanica (Ermanno). Sono poi presentate le esperienze personali.

Il trattato di Zendrini è ricco di cifre algebriche e di simboli che indicano grandezze fisiche variabili. Lo stesso autore sente il bisogno di giustificare una scelta che si distacca dalla tradizione geometrica allora dominante in Italia: “Io so molto bene quanti pur anco vi siano fra gli Uomini di scienze, che vorrebbero trattate le cose sì della pura, che della mista ma­tematica con la sola sintesi, ed in somma coll’antico metodo, pretendendo che in tal modo ma­neggiando le materie, e maggiormente l’intellet­to si appaghi, e le dimostrazioni rieschino mol­to più a portata di farci sentire la verità delle proposizioni, riputando che l’analisi serva piut­tosto ad indicarci i risultati che si ricavano da certi dati, e da certe supposizioni, che a tessere le vere prove di quanto viene proposto.” Negli ultimi tempi la scienza è cambiata, assegnando sempre più spazio all’analisi matematica. Questa strada è stata aperta dall’Italia, con la teoria degli indivisibili di Bonaventura Cavalieri ed Evangelista Torricelli nella prima metà del Seicento, e sviluppata, in seguito, soprattutto da scienziati stranieri.

Un’obiezione al nuovo metodo analitico è legata alle scarse conoscenze dell’analisi matematica da parte dei tecnici che devono applicare la dottrina delle acque, ai quali si adatterebbe meglio la più facile geometria. Per questo motivo, Zendrini si rivolge in primo luogo ai professori: “E’ verissimo che i Periti e gl’Ingegneri poco o nulla si domesticano con il calcolo, ma se quelli non lo fanno, lo devono ben fare i Professori delle miste Matematiche, a’ quali effettivamente ho inteso di dirigere quanto può trarsi dal mio Trattato.”

Zendrini 2

Il frontespizio della prima edizione (1741) del trattato Leggi e fenomeni, regolazioni ed usi delle acque correnti.

La sua concezione dell’insegnamento da impartire agli ingegneri idraulici appare equilibrata e moderna, e consente di superare la vecchia contrapposizione tra scienziati ed ingegneri, iniziata con Benedetto Castelli e Nicolò Cabeo. Egli scrive: “Ben è vero che vorrei, che i Periti fossero non di quelli descritti dal Cabeo, ma che studiassero di esser veramente quali li voleva Vitruvio, voglio dire, che nè essi intraprendessero tal professione nè i Principi o Maestrati permettessero loro l’esercitarla senza lo studio delle Matematiche elementari, comprendendo sotto di queste la Geometria di Euclide, l’Aritmetica, i principi dell’Analisi, che finalmente altro non contengono che un’Aritmetica maneggiata con caratteri e numeri, in vece di servirsi di questi ultimi soli……..Per le miste Matematiche poscia dovrebbe il Perito ben intendere le meccaniche, che comprendono tutta la dottrina de’ pesi, delle potenze, delle resistenze, e degli equilibri tanto de’ solidi che de’ fluidi.”

Nonostante il suo amore per la matematica, Zendrini rimane solidamente ancorato ai principi dell’idraulica naturalistica, che nel Seicento raggiunge il massimo livello con il trattato di Domenico Guglielmini.  Egli è un medico prima di essere un matematico e questo gli permette di non perdere mai il contatto con la realtà fisica. Non manca inoltre una certa vis polemica nei confronti di uomini di scienza troppo teorici, tra cui soprattutto quelli che hanno trattato delle lagune venete senza conoscerle bene: “onde si può agevolmente raccogliere, che se tal uno condanna i Periti ed Ingegneri perché privi di teoriche cognizioni, potersi dal pari condannare anco que’ Teorici, che troppo donano ad una scienza molto astratta.” Al contrario, nel suo trattato egli ha parole di grande apprezzamento per Geminiano Montanari, che conosceva bene la fisica delle lagune e del mare.

Uno studio classico del settore

Il trattato idraulico di Bernardino Zendrini è stato a lungo considerato un classico del settore. All’inizio dell’Ottocento il francese Gaspard de Prony (l’idraulico di fiducia di Napoleone), nella sua biografia scrive: “era reputata, a buon diritto, un’opera del primo ordine nel suo genere quando comparve; ed a fronte dei grandi progressi che ha fatti l’idraulica tanto teorica quanto sperimentale, dalla metà del secolo scorso in poi, essa è ancora un libro che un ingegnere deve avere nella sua libreria.”


  • Bernardino Zendrini. Giustificazione de fatti prodotti nell'Articolo 2. delle ragioni per escludere il progetto di unire Reno al Po’ di Lombardia
  • Bernardino Zendrini. Alcune considerazioni sopra la scienza delle acque correnti, e sopra la storia naturale del Pò per servire di lume nella controversia, che verte frà le città di Ferrara, e di Bologna