Giuseppe Venturoli
Giuseppe Venturoli nasce a Bologna il 21 gennaio 1768, figlio secondogenito di una famiglia benestante. A sette anni entra nelle scuole del Seminario arcivescovile, dalle quali esce a quattordici anni con un’ottima conoscenza dell’italiano e del latino, alle quali aggiunge il greco e le lingue moderne. Fin dall’infanzia si dimostra un grande studioso, e ha come unico svago la musica.
Per gli studi superiori entra nel Collegio pontificio Montalto, dove studia filosofia e matematica. Si laurea all’Alma Mater in filosofia il 16 aprile 1789, a 21 anni.
Dopo la laurea, il giovane Venturoli è incerto sulla professione da seguire. Si lascia tentare dall’avvocatura ma è più portato per le scienze fisiche e vorrebbe darsi alla medicina. Lo trattiene il timore di essere ammalato di diabete.
Segretario dell’Accademia delle scienze e professore a Bologna
Venturoli decide infine per le matematiche applicate ed è guidato nei primi passi dal suo maestro Canterzani, che ha grande stima delle sue capacità e lo introduce negli ambienti scientifici bolognesi: a soli 22 anni, nel 1790, è membro onorario dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna e l’anno successivo segretario aggiunto dell’Accademia.
Presso l’Accademia Venturoli si mette in luce con varie memorie idrauliche e l’ambiente bolognese si rende presto conto del suo valore. L’idraulica sarà la materia in cui si metterà maggiormente in luce come scienziato ed ingegnere per il resto della sua vita: in Italia Venturoli sarà infatti il capostipite e il maggior esponente, nella prima metà dell’Ottocento, dell’indirizzo fisico – matematico per lo studio dell’idraulica.
Nel 1795 Venturoli ottiene la Lettura onoraria di matematiche all’Università di Bologna, alle dipendenze del suo maestro Canterzani. Nel 1797 è professore sostituto di storia naturale, mentre nel 1802 ottiene la cattedra di matematiche applicate nella nuova Università nazionale di Bologna, riformata da Napoleone.
Come insegnante, oltre che come scrittore, Venturoli si metterà in luce per la sua sinteticità e chiarezza d’esposizione.
Sin dagli anni in cui è assistente di Canterzani, Venturoli si preoccupa di raccogliere e ordinare un compiuto Corso di meccanica e d’idraulica, in forma di trattato. L’accresciuta frequenza di uditori al suo corso lo stimola maggiormente: nel 1806 esce il primo volume del suo fondamentale trattato Elementi di Meccanica e Idraulica, con gli elementi di meccanica. Nell’anno successivo pubblica il secondo volume con gli elementi d’idraulica.
Nel suo periodo bolognese Venturoli svolge anche attività tecnico-amministrative, che lo fanno erede di una gloriosa tradizione di idraulici impegnati in “affari d’acque” che interessano lo stato. In quel periodo egli riveste inoltre cariche amministrative, come consigliere del Comune e del Dipartimento.
Il periodo romano
Nel 1817 Venturoli si trasferisce a Roma, dove rimarrà per i successivi trent’anni. Il Papa Pio VII lo nomina direttore della neonata Scuola degli ingegneri di Roma e presidente del Consiglio idraulico. Il suo primo compito nel 1818 sarà l’istituzione del nuovo Corpo di ingegneri di Acque e Strade, fabbriche camerali e militari, a partire dalla selezione dei candidati idonei.
Come direttore della scuola degli ingegneri, a Venturoli è riservato ogni anno un corso di lezioni sopra qualche punto particolare di meccanica o d’idraulica a sua scelta.
Nella prima fase del periodo romano Venturoli pubblica numerose memorie scientifiche, alcune di notevole profondità. L’analisi geometrica dell’ariete idraulico sviluppa gli studi su questo tema, già pubblicati nella terza edizione del Trattato di meccanica e d’idraulica. Lo studio teorico sull’efflusso dell’acqua dai vasi conici è molto apprezzato in ambito scientifico ed supporta studi simili su altre forme dei vasi di rivoluzione, l’ultimo dei quali ad opera del giovane Domenico Turazza.
Utilizzando il Corpo degli ingegneri pontifici e gli stessi allievi della Scuola d’ingegneria, Venturoli promuove inoltre varie osservazioni statistiche e sistematiche dei fiumi.
Anche se negli ultimi anni prevalgono le onerose attività di carattere tecnico-amministrativo, Venturoli trova il tempo per dedicarsi ad una teoria degli estuari. Tutte le vicende del movimento alternativo del mare e degli estuari sono espresse da formule semplici e spesso chiarite da esempi.
Presidente del Consiglio d’Arte
A Roma Venturoli svolge fino a tarda età anche l’importante funzione di presidente del Consiglio d’arte sulle Acque e, successivamente, anche sulle Strade. L’incarico comporta un volume impressionante di lavoro, perché il Consiglio deve proporre nuove opere, esaminare i progetti redatti dagli ingegneri delle varie province, rivederne l’esecuzione e l’amministrazione, rispondere alle richieste di consulenza del governo. E’ stato calcolato che, nel corso di trent’anni di lavoro, la mole di provvedimenti adottati sia di oltre trecento all’anno.
In particolare, Venturoli si concentra sui problemi della bonifica che interessa vaste aree dello Stato pontificio (Paludi pontine, Litorale romano, Paludi di Comacchio). Sugli stessi problemi è anche chiamato come consulente del Granducato di Toscana. Poco dopo la morte sarà pubblicata la Relazione sopra un progetto di bonificamento del lago di Bientina del commendatore professore Giuseppe Venturoli.
Venturoli muore a Bologna il 19 ottobre 1846. I colleghi gli erigono un monumento nell’università, mentre il comune di Bologna gli riserva un posto fra i sepolcri dei bolognesi illustri nel cimitero monumentale della Certosa. La città di Roma gli dedicherà un busto nei giardini del Pincio.