Le acque e la rissosità italiana

La storia dell’Idraulica si intreccia spesso con contese e fatti di guerra. Negli scritti sul tema e in quelli di storia e di cronaca ci si imbatte frequentemente in aspre contese sulle acque, che dividono tecnici e scienziati idraulici e, ancor prima, territori e popolazioni. Questi contrasti si sviluppano soprattutto nei territori del Centro e del Nord, e le maggiori asprezze si manifestano fra vicini ed affini, come tra fiorentini e pisani o tra bolognesi e ferraresi.

Le rotte artificiali: strumento bellico o sopraffazione del vicino rivale

Assieme alle Fiandre, l’Italia settentrionale è il paese più arginato d’Europa, e senza gli argini sarebbe una grande palude. Nella parte bassa della pianura, inoltre, gli alvei dei fiumi sono pensili. Quando in questo territorio si scontrano gli eserciti i comandanti utilizzano spesso le rotte artificiali degli argini come un’arma potente contro il nemico. Un episodio simile è narrato da Guicciardini nella Storia d’Italia: durante la guerra scatenata dalla Lega di Cambrai, nel 1510, Venezia, sulla difensiva, tenta di salvare la fortezza di Legnago assediata dai francesi allagando le campagne, mediante il taglio dell’argine dell’Adige.

In una terra fortemente arginata le rotte naturali sono calamità ricorrenti, e quando cominciano a comparire i fontanazzi – segnali eloquenti del rischio di una rotta – qualcuno può pensare di prevenirle tagliando l’argine della sponda opposta e scaricando la piena del fiume nelle terre dei vicini, soprattutto se esistono motivi di rivalità fra stati confinanti. Questi episodi, numerosi attraverso i secoli, sono entrati nella memoria storica delle popolazioni locali e sono testimoniati anche nei racconti di autori padani del Novecento (come Bacchelli e Guareschi).

Le guerre toscane: dighe per sommergere e diversivi

"Castruccio ms1661". Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons

Castruccio Castracani

Nelle guerre fra toscani, i progetti d’ingegneria idraulica sono così grandiosi ed audaci da far apparire banali i tagli degli argini. Nella Nuova cronica lo storico fiorentino Giovanni Villani scrive  che, al tempo della discesa in Italia di Arrigo VII di Lussemburgo (1314), il condottiero lucchese Castruccio Castracani, comandante dell’esercito ghibellino toscano schierato contro la Lega guelfa, concepisce il grandioso progetto di una diga sull’Arno in località Signa, in modo da formare a monte un lago che sommerga Firenze. Le dighe di sbarramento sono tra le opere idrauliche più complesse e saranno realizzate soltanto nel Novecento, in zone disabitate dove spesso si devono sacrificare piccole frazioni. Il sogno di Castruccio è quello di vedere nell’acqua i campanili e le torri di Firenze. Egli desisterà solamente perché gli esperti gli diranno che la caduta dell’Arno fra Firenze e Signa è eccessiva. Nel riferire il fatto Giovanni Villani non appare risentito, ma afferma invece che Castruccio ebbe gran cuore nel tentare l’impresa.

Due secoli più tardi Francesco Guicciardini scrive nella Storia d’Italia che nel 1503 Firenze approfitta di una pausa nella guerra tra Francia e Spagna per deviare l’Arno a sud di Pisa, ed isolarla, così, dal mare. Tuttavia, i fiorentini sono costretti a desistere a causa delle ingenti spese, poiché scoprono che la caduta dell’acqua nel nuovo alveo è insufficiente per giungere fino al mare. A causa delle alluvioni depositate dall’Arno nel corso dei secoli, nel Cinquecento Pisa non è più affacciata sul mare, ma vi è collegata soltanto grazie all’Arno. Divertire il fiume, in modo tale che non passi più per Pisa, avrebbe voluto dire per Firenze rovinare economicamente l’odiata rivale.

Guerre dell’acqua fra bresciani, bergamaschi e cremonesi

Il possesso dell’acqua può anche essere la causa delle stesse guerre. Casi simili si presentano a nord del Po, dove a partire dal Medioevo si sviluppano estesi sistemi d’irrigazione. Emblematico è il caso dell’Oglio, uno dei fiumi più sfruttati in Italia per le derivazioni da bresciani, bergamaschi e cremonesi. Storicamente, gli utenti concessionari delle acque in competizione fra loro sono singoli comuni, ma capita spesso che siano anche consorzi di proprietari privati. La sovranità sul tronco settentrionale del fiume fa capo per secoli alla Repubblica di Venezia; dopo la sua caduta, tutto il fiume, inclusa la parte cremonese, entra a far parte del medesimo stato. Questa situazione di sfruttamento delle acque, potenzialmente pacifica, sfocerà invece in fatti di sangue.

Il bresciano Benedetto Castelli ne parla in termini espliciti nel suo trattato Della misura dell’acque correnti, dove raccomanda un nuovo manufatto, che chiama regolatore, per misurare le quantità d’acqua in modo esatto superare ogni contenzioso fra gli utenti: “Di questa dottrina sarebbe necessario servirsi nella distribuzione dell’acque, che scemano per adacquare le campagne, come si usa nel territorio Bresciano, Cremonese, Bergamasco, Lodigiano, Milanese, e in molti altri luoghi, dove di continuo nascono liti, e differenze gravissime; quali non potendosi mai terminare con ragioni intelligibili, vengono bene spesso a forza d’armi terminate, ed in vece d’innaffiare le campagne coll’acque, l’innaffiano crudelmente col sangue umano sparso, mettendo empiamente sossopra la pace, e la giustizia, seminando discordie, ed inimicizie tali, che portano seco alle volte la rovina delle città intere, o le aggravano inutilmente di vanissime spese, e talvolta dannose.”

Queste liti con spargimento di sangue e vendette sono difficili da ricostruire. La prova è in un documento storico del 1937, denominato la Pace dell’Oglio, che mette la parola “fine” ad una lunga guerra. Nel 1933, a Sarnico, all’uscita dell’Oglio dal lago d’Iseo, viene costruita la diga di regolazione del lago che rende disponibili “acque nuove”, da distribuire ai rissosi utenti di valle: è questa l’occasione storica per realizzare finalmente la pace. Sempre a Sarnico, nel 1937 viene stipulata una convenzione fra lo stato e vari consorzi delle tra provincie di Brescia, Bergamo e Cremona, che pone fine alle contese secolari.


  • Francesco Guicciardini. Storia di Italia (VI, 11)
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    Pace dell'Oglio - Documento che attesta la pace dell'Oglio