Portata

Il termine portata ha due significati. Col primo s’intende il volume liquido che attraversa nell’unità di tempo la sezione di un corso d’acqua, un canale o un condotto; col secondo s’intende la capacità idraulica di un’opera, o di un dispositivo per la captazione o l’erogazione dell’acqua.
La portata di un corso d’acqua è qualificata da aggettivi (per esempio portata minima, media od ordinaria, massima o di punta), corrispondenti a specifiche elaborazioni idrologiche.
La portata solida è la massa di sedimenti che attraversano nell’unità di tempo la sezione di un corso d’acqua naturale.

Da quantità dell’acqua a portata

Portata è un aggettivo sostantivato, derivante da un precedente uso come aggettivo, nel senso di “quantità d’acqua portata” da un alveo. Questo termine è molto importante nella storia dell’Idraulica e si forma all’inizio del Seicento nella scuola di Galileo, dove maturano metodi esatti di misura delle acque. In precedenza, le quantità d’acqua erano misurate semplicemente con le sezioni d’efflusso dalle luci o di deflusso nei corsi d’acqua, senza considerare la velocità e quindi senza il concetto di portata, che fisicamente è il prodotto della sezione per la velocità della corrente. Il percorso per l’affermazione della moderna terminologia è lungo e di conseguenza la voce portata in senso idraulico non compare in nessuna edizione del Vocabolario della Crusca e neppure nei vocabolari dell’Ottocento.

La critica ai sistemi tradizionali di misura delle acque è anticipata già da Leonardo Da Vinci. Nel trattato manoscritto Del moto e misura dell’acque (1500 circa), ricomposto nel 1643 e pubblicato all’inizio dell’Ottocento, una sezione è dedicata alle varie modalità che possono influenzare l’efflusso dalle bocche d’erogazione dell’acqua. In un altro punto, Leonardo esprime con chiarezza la legge di continuità, che più di un secolo dopo sarà oggetto principale del trattato di Benedetto Castelli.

Benedetto Castelli. Esperimento per la misura della scala delle portate

L’esperimento di Benedetto Castelli per identificare quella che oggi si chiama scala delle portate di un canale rettangolare alimentato con sifoni uguali, che attingono a un serbatoio. A sinistra è rappresentato il serbatoio a livello costante, che alimenta il canale, di cui sono misurate le portate Q (come numero dei sifoni attivi) e le altezze H (Da Della misura dell’acque correnti)

Benedetto Castelli, il fondatore dell’idraulica moderna, all’inizio del Seicento sviluppa per primo misure sistematiche di portata e le riporta nel trattato Della misura dell’acque correnti, presto diffuso in tutta Europa. Prima di Castelli, la portata di fiumi e acquedotti è ancora misurata in base alla sola sezione di deflusso, trascurando la velocità. Per evidenziare il concetto di portata, Castelli introduce in modo efficace la velocità come terza dimensione, accanto alle due della sezione trasversale: “Trattandosi della misura dell’acqua corrente è necessario, essendo l’acqua corpo, per formare concetto della sua quantità, considerare in essa tutte tre le dimensioni”. L’espressione usata da Castelli per indicare la portata è “quantità dell’acqua” e tale rimarrà a lungo, lasciando tracce nel simbolo ancor oggi universalmente usato per indicare la portata, ossia la lettera Q, che rappresenta appunto l’iniziale di “quantità”.

Nel trattato Misura delle acque correnti Domenico Guglielmini fornisce una definizione di “quantità d’acqua”, molto simile a quella di portata: “Quantità d’acqua intendiamo tutta la mole dell’acqua, che in un dato tempo scorre per una data sezione”. Nel successivo trattato Della natura de’ fiumi compare l’uso moderno del termine portata: Bisogna però avvertire di non lasciarsi ingannare dall’apparenza, che ordinariamente lusinga gli uomini a giudicare della portata dell’acqua di un fiume, dalla grandezza della sezione di esso, senza considerazione della velocità.

Nel Settecento la terminologia si consolida. Nel trattato Del movimento dell’acque dell’abate Guido Grandi , portata è usata sia come aggettivo sia come sostantivo. Bernardino Zendrini usa diffusamente portata come sostantivo, ma scrive anche: Si chiami la quantità dell’acqua scaricata da una sezione di un fiume Q. Paolo Frisi, nel suo trattato d’idraulica, quando parla dei fiumi e dei canali usa spesso il sostantivo portata.

Nel primo Ottocento continua ancora l’uso saltuario della vecchia terminologia, accanto a quella nuova; ma Giuseppe Venturoli usa già i concetti di portata ordinaria, massima e minima.
Nel Novecento, il concetto fisico-matematico di portata è ormai definitivamente affermato. Il volume è espresso in metri cubi per le portate maggiori e in litri per quelle minori, mentre l’unità di tempo più frequente è il secondo. Con riferimento ai corsi d’acqua, si parla di portata minima, media od ordinaria, massima o di punta, ecc., come risultato delle varie elaborazioni idrologiche. Nel senso di capacità il termine è poi applicato ad opere (per esempio pozzi) o a dispositivi (per esempio pompe, rubinetti) di captazione e dispensa dell’acqua.

Da portata della terra a portata solida

Nel processo costitutivo del concetto di portata si distingue presto tra i sedimenti portati dall’acqua e l’acqua che è portata dall’alveo. Leonardo, nel già citato trattato, getta le basi per i calcoli della portata solida nei corsi d’acqua, distinguendo tra le cose portate sopra la superficie, tra la superficie e il fondo dell’acqua e sopra lo stesso fondo.

Come sostantivo, la portata solida trova in letteratura una precoce espressione, col passaggio dalla “Terra portata” alla “Portata della terra”. Gli Idraulici usano a lungo l’espressione quantità di terra o di materia in modo simmetrico rispetto a quantità d’acqua. Dal punto di vista fisico, in Guglielmini si trova uno studio approfondito del fenomeno, dove spiega l’azione continua di sfregamento dei sassi lungo il percorso del fiume, che gradualmente li rimpicciolisce, fino a trasformarli in arene.

Giulio Supino definisce così la portata solida: Alla portata liquida di un corso d’acqua è legata, in conseguenza delle erosioni, una portata solida, formata da materiali trascinati al fondo e da materiali sospesi (questi ultimi detti anche torbide). Il termine torbida inizialmente è solo un aggettivo e in seguito diventa sostantivo. In Famiano Michelini si trovano entrambi gli usi, mentre il sostantivo è usato da Vincenzo Viviani. Il sostantivo è infine recepito dal Vocabolario della Crusca: Sust. La corrente de’ fiumi intorbidata dalle piogge.


  • Domenico Guglielmini. Della natura de’ fiumi, trattato fisico-matematico
  • Domenico Guglielmini. Aquarum fluentium mensura
  • Guido Grandi. Del movimento dell'acque trattato geometrico
  • Paolo Frisi. Instituzioni di meccanica, d'idrostatica, d'idrometria e dell' architettura statica e idraulica
  • Famiano Michelini. Trattato della direzione de' fiumi